Chi compra casa: dai genitori ai mutui, ecco i cambiamenti tra generazioni

Negli anni ‘70 il 46% degli italiani non spendeva soldi di tasca propria per l’acquisto della casa perché la riceveva in regalo dai propri genitori. Tempi che sembrano definitivamente conclusi, dato che la quota di proprietari di casa che l’hanno ricevuta in dono è scesa in questi anni al 19%. Una tendenza in fortissimo e continuo calo dovuta all’erosione degli stipendi causata dalla crisi e alle diverse politiche di spesa degli italiani.

Scoraggiati dai prezzi molto alti delle abitazioni, che hanno toccato punte estreme nel 2009 come evidenzia uno studio di Tecnocasa, gli italiani si sono trovati in seria difficoltà nell’acquisto di una casa per i propri figli. Stessa difficoltà è stata riscontrata nel lascito in eredità, che risente anch’esso della non sempre corretta valutazione degli immobili.

Questi dati sono stati evidenziati da una recente indagine Ipsos: "Il Welfare familiare - Un'analisi delle famiglie italiane". "Gli italiani continuano a risparmiare - spiega Stefania Conti, l'analista dell'Ipsos che ha condotto l'indagine - ma l'apporto di genitori e nonni all'acquisto della casa per figli e nipoti è sempre meno significativo, perché non è sufficiente. L'aiuto è diventato più ricorrente, e più quotidiano. Anche i nonni quando possono danno magari un contributo una tantum, al bisogno, non necessariamente fisso".

Il risparmio costante e sistematico, finalizzato all’acquisto di una casa per i figli, si è quindi trasformato in un risparmio d’emergenza, continuamente eroso da esigenze impellenti e quotidiane. Diverso il discorso per le famiglie con redditi alti, che riescono ad avere un risparmio più significativo e a intervenire con più continuità nella vita economica dei propri figli. La quota di genitori benestanti che riesce a garantire un sostegno importante per la casa dei figli è ancora al 23% contro il 19% della media nazionale.

Quando riescono a risparmiare, i genitori non benestanti oggi investono un capitale più importante nei percorsi di studio dei figli, che si sono fatti nel corso degli anni più lunghi ed articolati. La media è del 19% di risparmio investito, anche se per le famiglie con redditi più alti la quota sale al 40%.

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