Non esistono prove scientifiche al riguardo: la lettura in condizioni di bassa luminosità non sembra provocare comprovati danni permanenti agli occhi. Quel che è certo è che leggere con una luce fioca (al buio è praticamente impossibile!) necessita uno sforzo maggiore per gli occhi, i quali fanno più fatica a distinguere le parole. Questo può causare affaticamento, visione offuscata, arrossamenti e mal di testa per un breve periodo, ma sono disagi temporanei che prevedono un veloce recupero in condizioni di riposo.
Per saperne di più: British Medical Journal - Myopia: was mother right about reading in the dark?
Le leggende metropolitane sull’argomento abbondano: c’è chi dice che il chewing gum ingoiato si incolli irrimediabilmente alle pareti di stomaco e intestino e chi sostiene addirittura che ci vogliano sette anni per digerirlo. La realtà, per fortuna, è ben diversa.
Posto che l’ingestione della gomma da masticare sia un evento accidentale e occasionale, non certo un’abitudine, i rischi per la salute sono praticamente nulli. Il classico chewing gum è fatto di gomma base, aromi, oli vegetali, zucchero o dolcificanti e additivi. Se la maggior parte di queste sostanze può essere facilmente digerita come qualsiasi altro alimento, la gomma base è più dura a morire e non viene smaltita. Questo però non le impedisce di essere espulsa dal corpo entro un paio di giorni.
Per approfondimenti: Fonte: Americal Chemical Society - What happens when you swallow gum?
Prima di correre al supermercato a fare scorta di cioccolatini, è bene fare una precisazione: il cioccolato che non fa venire i brufoli è quello extra fondente, con una presenza di cacao uguale o superiore al 70%. Perché?
L’acne, quindi la comparsa di brufoli, è una patologia cutanea causata da un insieme di fattori: genetici, ormonali e ambientali. Se non siamo nel pieno dell’adolescenza, fase in cui l’acne colpisce con più frequenza e poi regredisce spontaneamente (quasi sempre), ciò che mangiamo potrebbe fare la differenza. Gli alimenti che favoriscono la formazione dell’acne, secondo gli ultimi studi, sono quelli ad alto indice glicemico; quindi carboidrati raffinati e zuccheri semplici, che alzano i livelli di insulina nell’organismo e determinano processi infiammatori alla base della comparsa dei brufoli. Il cioccolato, dunque, non sembra avere alcun impatto nello sviluppo dell’acne. Al contrario, la presenza di flavonoidi nel cacao ne previene la formazione fungendo da antiossidante.
Il discorso non vale per il cioccolato bianco e quello al latte, la cui composizione altamente zuccherina e grassa potrebbe portare alla formazione di brufoli.
Per saperne di più: Williams C, Layton AM. Persistent acne in women: implications for the patient and for therapy
Premessa: per ammalarsi serve un virus o comunque un agente patogeno. Perciò, nonostante sia evidente che i virus influenzali siano più diffusi nella stagione fredda ed aumentino di conseguenza il numero di contagiati, non è il freddo in sé a farci ammalare.
A colpire le difese del nostro organismo è piuttosto uno sfortunato insieme di circostanze: le temperature molto basse ci portano a passare più tempo in ambienti chiusi, a volte anche piccoli e mal areati. Questo facilita sicuramente la concentrazione dei virus, che possono al contempo contagiare un maggior numero di persone riunite nello stesso luogo. Contemporaneamente, l’aria calda che fa funzionare gli impianti di riscaldamento tende a seccare le mucose del naso, le quali in condizioni normali fungono da filtro per i corpi estranei e aiutano il lavoro del sistema immunitario.
Se perciò dovessimo dimenticare di indossare la sciarpa e il giorno dopo notassimo la comparsa di sintomi influenzali, potrebbe significare semplicemente che già qualche giorno prima il nostro corpo ha iniziato a perdere la battaglia contro i virus contratti chissà dove, con la sciarpa addosso magari.
Per approfondimenti: The New York Times - Can being cold make you sick?
C’è un personaggio che per sfatare questo mito ci ha messo addirittura 60 anni! Il medico Donald Unger sostiene di aver scrocchiato le dita della sola mano sinistra per oltre 60 anni almeno due volte al giorno, senza toccare quelle della destra. Alla fine, messe a confronto le due mani, ha verificato che nessuna delle due aveva sviluppato artrosi o particolari disturbi. Il curioso esperimento gli è valso il Premio Ig Nobel nel 2009.
Ricerche empiriche a parte, studi scientifici hanno messo in luce come le nostre articolazioni siano immerse nel cosiddetto fluido sinoviale, il quale presenta al suo interno piccole bolle di gas provocate dai movimenti delle dita. Andandole a comprimere, le bollicine d’aria esplodono e provocano il caratteristico rumore, senza però danneggiare la struttura dell’articolazione.
Per saperne di più: British Medical Journal - Effect of habitual knuckle cracking on hand function
La credenza per cui tagliare i capelli (e i peli) li renderebbe più forti è molto radicata sebbene sia, ad un esame scientifico, molto controintuitiva. Il pelo (e di conseguenza il capello) è un accumulo di cellule di cheratina, una struttura priva di vita. Tagliarne le estremità, o la metà nel caso della depilazione, non trasmette alcun impulso o stimolo al bulbo pilifero, che è l’unica parte “viva” del pelo e che si trova al di sotto della pelle.
L’apparente infoltimento dato da un taglio o da una depilazione è dovuto ad un semplice effetto ottico: il pelo tagliato di netto ci appare nella sua sezione più larga anziché con una punta affusolata, perciò sembra più scuro e dà l’impressione di occupare più spazio. Questo dato di fatto demolisce al contempo la convinzione per cui la depilazione con la lametta provocherebbe l’aumento del numero dei peli e il loro rafforzamento.
Per approfondimenti: Prof. Antonino Di Pietro, dermatologo plastico - È vero che tagliare peli e capelli li rinforza?
Per una volta (e in realtà in moltissimi altri casi che qui non abbiamo elencato) la scienza dà ragione alla saggezza delle nonne. In questa, come in altre situazioni, oggi si tende a ricorrere a farmaci, unguenti, medicinali di vario genere. Ma quando ci si scotta, per evitare la formazione di bolle e diminuire il dolore, basta una fettina di patata.
La conferma ci arriva dalla dottoressa Alessandra Narcisi, assistente dermatologa. A renderla efficace contro le scottature da sole ma anche contro le piccole ustioni casalinghe, sarebbe la presenza di solanina, un alcaloide glicosidico cioè una sostanza dall’effetto farmacologico che è in grado di migliorare la cicatrizzazione dei tessuti e calmare velocemente il bruciore delle scottature. In caso di scottature lievi, quindi, basta bagnare la parte lesa con un po’ di acqua fredda e applicare una fettina di patata per 10-15 minuti per alleviare velocemente dolore e irritazione.
Per saperne di più: Dott.ssa Alessandra Narcisi per Humanitas Salute: Scottature, una patata allevia il dolore. Vero o falso?
Conosci altri rimedi e consigli della nonna che funzionano davvero? Scriviceli nei commenti qui sotto!
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