In questi giorni siamo stati bombardati da tristissime immagini relative agli incendi che hanno devastato importanti zone dell’Australia. Simboli della distruzione portata dai roghi sono stati le loro vittime più numerose: i koala e i canguri. Quelle che potevano essere definite vere e proprie oasi per queste preziose specie animali sono diventate trappole mortali per milioni di esemplari. La loro difficile condizione non è passata inosservata e, mentre la situazione incendi sembra diventare più gestibile, è iniziata la corsa alla solidarietà per questi animali indifesi.
New York, ad esempio, in questi giorni è stata letteralmente invasa da piccoli koala di peluche. Gli animaletti si possono trovare attaccati ai pali della luce, ai semafori e lungo i ponti. L’iniziativa, promossa dall’agenzia australiana Cummin & Partners, tende a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’emergenza che riguarda sì gli animali raffigurati, ma anche gli abitanti delle zone colpite e la vegetazione. La campagna è sfociata in una raccolta fondi che in pochi giorni ha già raccolto decine di migliaia di dollari che saranno investiti nella riabilitazione della fauna australiana.
Diversa e più concreta nell’immediato la soluzione che il governo dell’NSW ha trovato per aiutare i canguri, affamati e debilitati. Gli animali, con la missione Operation Rock Wallaby, sono stati nutriti attraverso una vera e propria pioggia di carote e patate lanciati dall’alto. Viveri e veterinari volontari possono raggiungere determinate zone, devastate dalle fiamme e quindi non praticabili, solo attraverso gli elicotteri, che vengono pertanto messi a disposizione dal governo.
La devastazione dei roghi ha colpito in gran numero due specie di animali che erano già sotto osservazione da parte degli esperti. I koala soprattutto sono costantemente monitorati per il loro alto rischio di estinzione. Gli esemplari, purtroppo, si sono ridotti a soli novemila, molti dei quali ricoverati negli appositi centri di recupero. La riabilitazione degli animali sarà lunga e difficile, essendo stato distrutto circa l’80% del loro habitat naturale.
Questi animali dall’aspetto tenero e buffo, spesso chiamati koala bears nonostante abbiano davvero poco a che spartire con la famiglia degli orsi, hanno caratteristiche davvero singolari. Forse non ci capiterà mai di annusarli, ma se lo facessimo scopriremmo che profumano di eucalipto. Questo perché se ne cibano in grandissima quantità. L’eucalipto è la loro quasi unica fonte di sostentamento, addirittura i koala non bevono acqua se non quella contenuta nelle grandi foglie della pianta di cui vanno ghiotti. Per questo il loro nome, in lingua originale aborigena, significa “colui che non beve”.
I koala passano una grandissima parte delle loro giornata dormendo, il resto del tempo lo occupano mangiando eucalipto. Che lo amassero si era già capito. Nonostante il loro aspetto amichevole e la forma del muso che sembra quasi farli sorridere, i koala non sono assolutamente animali da compagnia. Sebbene in casi di estrema difficoltà si affidino ai volontari, giustificando le foto in cui ci appaiono vulnerabili e quasi coccoloni, questi animali sono impossibili da addomesticare. Se non si conoscono bene le loro caratteristiche e i loro comportamenti sarebbe dunque saggio non avvicinarli.
Ultima caratteristica, davvero singolare, sono le pieghe che l’animale presenta sui polpastrelli: sono così simili alle impronte digitali di un essere umano (e che nessun altro animale possiede) da essere difficilmente distinguibili al confronto.
Il solo nome “canguro” non significa molto. Il termine si riferisce infatti ad oltre 60 specie della famiglia dei macropodidi (letteralmente “dai piedi grandi”, un nome più che azzeccato!). Negli ultimi monitoraggi prima degli incendi, gli esemplari in Australia erano così numerosi da superare la popolazione umana (20 milioni di esemplari contro 17), motivo per cui il canguro è diventato il simbolo dell’Australia per eccellenza.
Tutti noi abbiamo ben chiara in mente l’immagine della femmina di canguro che porta il cucciolo nel caratteristico marsupio. Ma pensateci: avete mai visto più di un cucciolo nello stesso marsupio? La risposta, che è sicuramente negativa, è dovuta ad una particolarità degli esemplari. In caso di parto gemellare, infatti, uno degli embrioni rimane “a riposo” finché il primo nato non è pronto per lasciare il marsupio. Il fenomeno si verifica anche in caso di più gemelli, che aspettano pazientemente il proprio turno.
Un’altra immagine simbolo è quella del canguro che salta. Ma è un’inesattezza, o meglio un anacronismo. I canguri, infatti, in passato saltavano molto più di quanto non facciano oggi. La loro è stata un’evoluzione dovuta ai cambiamenti climatici dell’ultimo secolo in Australia. Abituati a saltare tra la vegetazione alta e fitta, gli animali hanno col tempo sviluppato una struttura ossea diversa, che permette salti meno frequenti ma più lunghi. In questo modo i canguri riescono ad attraversare più rapidamente vaste zone aride e raggiungono il cibo in minor tempo.
Tu cosa pensi della situazione australiana e di ciò che il mondo intero sta facendo per salvare queste preziose specie animali? Se ne avessi il potere, quale iniziativa promuoveresti per mostrare la tua solidarietà? Scrivilo nei commenti e condividi questo articolo sui social per sensibilizzare i tuoi amici.
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