“We did it.” La frase già iconica pronunciata da Kamala Harris, che in tuta telefona a Joe Biden per annunciargli la vittoria, passerà alla storia per tanti motivi. Uno di questi è che a pronunciarla è la prima vicepresidente donna della storia americana. Un altro è che questa vittoria è stata una delle più sudate e controverse della storia della democrazia statunitense. Fino all’ultimo momento utile, e ancora mentre scriviamo, il presidente uscente Donald Trump non si arrende alla sconfitta, appigliandosi a frodi e brogli elettorali che non stanno finora trovando riscontro nelle corti degli Stati incriminati.
“Dovremmo guardare i voti. Abbiamo appena iniziato il conteggio. Dovremmo esaminare le accuse. Stiamo verificando una serie di dichiarazioni giurate che denunciano brogli elettorali. Abbiamo una storia in questo paese di problemi elettorali.” ha twittato il tycoon nella giornata di ieri. Solo l’ultimo di una serie di tweet che insistono sulla necessità di controlli e riconteggi, soprattutto dei voti inviati per posta che sono al centro delle polemiche per la loro dibattuta validità.
Dall’election day in poi il presidente in carica Donald Trump ha mostrato senza esitazioni la sua volontà di non riconoscere un’eventuale sconfitta, forte dei risultati che dopo la chiusura dei seggi elettorali lo vedevano in vantaggio sullo sfidante democratico. Ad essere impugnati sono stati specialmente i voti dei cosiddetti Stati indecisi, quelli che fino all’ultimo hanno tenuto l’America col fiato sospeso e che hanno infine pesato sulla vittoria di Joe Biden. A sbilanciare i risultati sono stati infatti i voti inviati per posta prima dell’election day. Perché?
La strategia del voto anticipato, che negli Stati Uniti è legale e che quest’anno ha avuto numeri sbalorditivi (hanno votato in anticipo quasi 70 milioni di americani) ha inevitabilmente favorito i democratici e permesso il manifestarsi del cosiddetto miraggio rosso. Questo fenomeno, ipotizzato dagli esperti nei giorni precedenti le elezioni, avrebbe visto uno straordinario vantaggio del tycoon nella notte successiva alla chiusura dei seggi, con un suo progressivo assottigliarsi al conteggio dei voti postali.
Perché i democratici hanno votato in anticipo? A favorire la scelta del voto anticipato, a prescindere dall’orientamento politico, è stata quest’anno l’emergenza Covid-19. Il pericolo rappresentato da eventuali assembramenti ai seggi ha invogliato gli elettori a spedire il proprio voto per tempo. I democratici hanno una lunga tradizione di voto postale, motivo che aveva spinto i sondaggisti ad ipotizzare il succitato miraggio rosso. Quest’anno, inoltre, c’è stata una vera e propria mobilitazione dei democratici, online e nelle piazze, per quanto riguarda il voto anticipato, tanta era la paura che il presidente uscente sfruttasse l’emergenza sanitaria per ridurre la possibilità di voto degli elettori (soprattutto di chi non lo sosteneva).
“Prometto di essere un presidente che cercherà non di dividere, ma di unire. Un presidente che non vede Stati rossi o Stati blu, ma solo gli Stati Uniti d’America.” Sono parole importanti quelle che Joe Biden, neoeletto 46° presidente degli Stati Uniti d’America, ha pronunciato nel discorso della vittoria del 7 novembre. Parole concilianti, necessarie alla fine di una lunga corsa ad ostacoli che lo ha portato infine alla vittoria. Ecco i punti principali del suo programma, con cui ha convinto l’elettorato americano.
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